Segnavia e segnavita

Parlami ancora di Modigliani 
o della biennale di Venezia, 
e raccolto tra le mani 
ho nuovamente il tuo sudore e il tuo fiato, 
mentre Marina Arcangeli allieta 
nei sei ottavi di Rino.

Ho lasciato silenzi su panchine passate
in cui eravamo diventati deboli come piante con la botrite.
Ora sfioro leggermente albe e subito mi pento,
rimane ben addosso il segno della sofferenza 
che interdice larghi movimenti di maree e d’amore. 

Attaccami di nuovo al muro
geco in legno esotico,
strappami pezzi di vermiglio inferiore
con dentate soavi
più di Luvi De Andrè 
in quel capolavoro di Khorakhané.
Ho dato fuoco a zone non protette di me stesso,
si rigenereranno più selvagge come cavalli evasi dagli ippodromi,
e l'arte è una stupidaggine dice Rimbaud
ma bisogna pur contraddire la realtà in qualche modo
invece che odiarla solamente. 

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